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Tasse ed imposte:

significativi gli aumenti di IMU, TASI e IRPEF per le aziende

 

(Pubblicato sul n. 26 del 27.06.2015)

Il panorama delle imposte, soprattutto quello relativo agli immobili, sia dei privati che di quelli strumentali all’attività di impresa, negli ultimi anni ha subito delle modificazioni enormi, con l’abolizione dell’ICI, e l’introduzione successivamente dell’IMU e poi della IUC.

Già in precedenza da queste pagine avevamo più volte segnalato che  le novità legislative non avrebbero portato una diminuzione delle imposte per cittadini e imprese, anzi si appalesavano come un enorme rincaro per tutti.

Questo dato, da noi più volte evidenziato, risulta palesemente confermato dall'analisi della CGIA Mestre, che ha effettuato uno studio sulle tasse che pesano maggiormente sul bilancio aziendale, dagli aumenti alla tassazione sugli immobili strumentali nel passaggio da ICI a IMU e TASI a IRES, IRAP e IVA.

IMU e TASI hanno comportato un raddoppio delle tasse su negozi, uffici e capannoni: è la stima effettuata, con riferimento agli anni tra il 2011 e il 2014, effettuata dall’Ufficio studi della CGIA Mestre. L’ultimo anno di applicazione dell’ICI (il 2011) le entrate per i Comuni con riferimento agli immobili strumentali sono state di circa 5 miliardi di euro, mentre nel 2014 (con IMU e TASI) hanno superato i 10 miliardi di euro.

Più in particolare sugli immobili strumentali si sono registrati i seguenti aumenti:

·+142% per uffici e studi privati;

· +137% per negozi e botteghe;

· +107% per laboratori di arti e mestieri;

· +101% per gli istituti di credito;

· +94% per gli immobili a uso produttivo.

In termini assoluti a generare le entrate maggiori sono stati:

- i capannoni (categoria D) per i quali nel 2011 il prelievo era stato di 3,17 miliardi, salito del +94% nel 2014, per un totale di 6,15 miliardi di euro;

- i negozi e le botteghe artigiane, con una variazione del +137% (da 809 milioni a 1,9 miliardi di euro);

- gli uffici e gli studi professionali, che passano dai 545 milioni dell’ICI a 1,32 miliardi di euro di TASI e IMU (+142%);

- i laboratori passano da 228 milioni a 473 milioni di euro (+ 107%).

Da precisare che:

- i calcoli non hanno tenuto conto delle detrazioni previste legge, ovvero della deducibilità dal reddito di impresa, totale per la TASI e del 20% per l’IMU;

- per ciascuna tipologia di imposta è stata utilizzata l’aliquota media risultante dall’analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia;

- per ogni tipologia immobiliare la rendita catastale media è stata ricavata dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate.

A ciò si aggiunga che le imposte sugli immobili categoria D, vanno solo in  parte ai comuni, essendo lo 0,76 la quota dovuta allo Stato. Ovviamente, i comuni che hanno numerosi immobili di categoria “D”, per non perdere interamente il gettito, si sono visti costretti ad aumentare l’imposta dallo 0,76 fino al 1,06, con conseguente enorme ricarico sul peso fiscale dei detti immobili, che avendo rendite catastali molto alte, hanno visto schizzare l’imposta a cifre esorbitanti.

Aumenti IRPEF, IRES, IVA, IRAP

Ma, diversamente a quanto accade per le famiglie, a pesare maggiormente sui bilanci aziendali non sono IMU e TASI quanto piuttosto le ritenute IRPEF dei dipendenti e dei collaboratori, che ammontano a quasi 10,4 miliardi di euro.

Ci sono poi:

- l’IRES, che porta via alle società di capitali ben 9,1 miliardi di euro;

- l’IVA, con 6,8 miliardi di euro;

- l’IRAP, con 4 miliardi di euro.

Nel complesso gli italiani, solo nel mese di giugno, hanno pagato 49,74 miliardi di euro di tasse tra IMU, TASI, TARI, IVA, addizionali IRPEF, IRES, IRAP. La pressione fiscale in Italia, non è una novità, è dunque sin troppo onerosa per imprese e famiglie:

«Pur sapendo che la scadenza di giugno è tradizionalmente una delle più impegnative dell’anno – fa notare il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – 50 miliardi di euro è una cifra da far tremare i polsi, anche se rispetto all’ultima rilevazione che avevamo compiuto una quindicina di giorni fa, c’è una grossa novità. L’Amministrazione finanziaria ha concesso una proroga alle aziende e alle partite IVA che sono sottoposte agli Studi di Settore. Queste ultime, pertanto, hanno la possibilità di slittare i pagamenti delle imposte dirette entro il prossimo 6 luglio».

Avv. Iconio Massara - Specialista in Diritto Tributario

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